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  • Immagine del redattoreMauro Gioielli, Pino Manocchio, Luciano Cristicini

Isernia, la chiesa e la festa dei santi Cosma e Damiano nel 1780

Aggiornamento: 5 giorni fa

Un anonimo individuo di educazione liberale descrisse per la prima volta il Priapo isernino

 

Testo a cura di Mauro Gioielli

Foto: Pino Manocchio e Luciano Cristicini



A Isernia, su di un poggio ai piedi del quale scorre il Rio Gianocanense, s’erge un antico eremo, una chiesa extra moenia intitolata ai Ss. Cosma e Damiano, i Santi Medici la cui fama di guaritori ne ha reso diffuso e persistente il culto tra il popolo. La festa annuale, che si svolge in quel luogo il 26, 27 e 28 settembre, divenne improvvisamente nota nel Settecento, allorquando un antiquary inglese annunciò di avervi rintracciato i resti d’un culto in onore di Priàpus, lo scandaloso dio della procreazione.


immagini d'epoca della Chiesa/Eremo dei Santi Cosma e Damiano (© Archivio Cristicini)


immagini dei giorni nostri della Chiesa/Eremo dei Santi Cosma e Damiano (© Pino Manocchio)


I Santi. Secondo la tradizione cristiana, San Cosma e San Damiano, i Maravigliosi Aromati (come li definì Ciarlanti), erano due fratelli vissuti nel III-IV secolo, che praticarono l’ars medica. Non a caso i medici, i farmacisti, gli infermieri, i barbieri (che una volta esercitavano la medicina minore), li venerano come loro patroni. Cosma e Damiano svolsero quell’attività più per virtù soprannaturale che per scienza umana, dimostrando, anche dopo il loro martirio, grandi capacità taumaturgiche attraverso innumerevoli interventi di tipo miracoloso. Furono detti anárguroi, cioè «senza argento», a significare che si adoperarono in cure molteplici senza mai pretendere alcuna ricompensa, poiché agivano per santità e non per ottenere profitti.


Un classico 'Santino' raffigurante i Santi Cosma e Damiano
"I Miracoli dei Santi Cosma e Damiano" - Dipinto del 1515 di artista sconosciuto custodito nel Landesmuseum Württemberg di Stoccarda

Priapo. A parere di molti, i Ss. Cosma e Damiano rappresenterebbero una forma cristiana dei Dioscuri, i gemini Castore e Polluce. Il sincretismo che avrebbe permesso ciò è perfettamente in linea con quella che potremmo definire la cristianizzazione delle divinità pagane. Va, però, ricordato che a Isernia i due santi – come in precedenza accennato – avrebbero assunto anche l’aspetto e le caratteristiche di Priapo, il nume della virtù seminale, del vigor sessuale. Infatti, anticamente, durante la celebrazione della festa in onore dei Santi Medici – ai quali, secondo alcuni, veniva richiesta specialmente la guarigione di due malattie: l’impotenza e la sterilità – sembra venissero offerti, prevalentemente dalle donne, particolari ex voto in cera che rappresentavano l’organo maschile della riproduzione. Questo culto fallico era ancora vivo nella seconda metà del XVIII secolo, come vorrebbe dimostrare una lettera-relazione scritta da William Hamilton (Inviato Straordinario del governo britannico alla Corte di Napoli) nel dicembre 1781, e nella quale si legge che a Isernia, «in una provincia lontana meno di cinquanta miglia dalla capitale di questo Regno [Napoli], una specie di culto è ancora reso, sebbene sotto un’altra denominazione, a Priapo, divinità oscena degli antichi».

La lanterna, di forma molto allungata, posta al di sopra del torrione, fa pensare ad un simbolo fallico
La lanterna della Chiesa dei Santi Cosma e Damian0, di forma molto allungata, posta al di sopra del torrione, fa pensare ad un simbolo fallico

Nel 1786, il numismatico e archeologo inglese Richard Payne Knight [1] pubblicò, a Londra (printed by T. Spilsbury), il volume An account of the remains of the worship of Priapus, lately existing at Isernia, in the kingdom of Naples (Un resoconto sui resti del culto di Priapo, di recente ancora praticato a Isernia, nel regno di Napoli).

L’opera, prendendo spunto dalle offerte votive falliche che, ancora a quel tempo, venivano esibite a Isernia nella chiesa dei santi Cosma e Damiano, si sostanzia in un excursus sul culto di Priapo nell’antichità. Il libro si apre con due lettere: «one from Sir William Hamilton [2], K. B. His Majesty’s Minister at the Court of Naples, to Sir Joseph Banks, Bart. President of the Royal Society; and the other from a person residing at Isernia». L’epistola isernina è del 1780, quella di Hamilton – che ripercorre e arricchisce i contenuti dell’altra – è dell’anno successivo (porta la data Naples, Dec. 30, 1781). Entrambe suscitarono grande interesse in Inghilterra e in Italia; e subito dopo anche in altri Paesi europei. Non pochi viaggiatori stranieri vollero visitare Isernia attratti dal survival priapeo della festa dei Santi Medici.


A beneficio dei lettori, si trascrive la Lettera da Isernia, avvertendo che tutto il testo, tranne marginali correzioni, segue quello dell’originale italiano riportato nella prima edizione inglese (1786). I numerosi errori linguistici dipendono dall’autore molisano o dal primo editore-stampatore londinese.


Nel suo libro, subito dopo le due lettere, Richard Payne Knight inserì il capitolo “On the worship of Priapus”, nel quale, in linea con le idee degli antiquarians inglesi, volle esprimere alcune preliminari opinioni sull’argomento.

«Di tutti i riti profani del politeismo, – scrisse – nessuno è stato più furiosamente attaccato, dalla propaganda zelante della fede cristiana, di quello del culto di Priapo, le cui cerimonie sono apparse non solo contrarie alla mestizia e alla santità della religione, ma anche sovversive dei principi elementari della decenza e dell’ordine della società. La stessa forma nella quale il dio era raffigurato, sembrava uno scherno ad ogni pietà e devozione, e più conveniente per un bordello che per un tempio. Ma le forme e le cerimonie di una religione non sono sempre create per essere intese nel loro senso diretto e apparente; esistono delle espressioni simboliche dal significato nascosto (saggio e giusto), anche se i simboli possono sembrare assurdi e bizzarri a quanti non ne comprendono il vero senso. L’avidità e la superstizione, avendo perpetuato queste rappresentazioni allegoriche per diversi secoli dopo che il loro significato si era perso e il loro scopo originale dimenticato, dovevano in effetti apparire senza senso, ridicole o addirittura empie e stravaganti. Questo è il caso del rituale di cui ci stiamo occupando. Nulla è più mostruoso e indecente se è preso, nella sua grossolana e volgare rappresentazione, come parte di un culto cattolico; ma considerandolo nel suo significato e nella sua destinazione originale, vi si scopre un emblema naturale di alto valore filosofico».

Richard Payne Knight in un ritratto del pittore inglese Thomas Lawrence
Busto di Richard Payne Knight scolpito nel 1812 dallo scultore inglese John Bacon 'il giovane', custodito presso il British Museum di Londra
Copertina del volume scritto da R. P. Knight nel quale è stata riportata la "Lettera da Isernia"

* * *


LETTERA DA ISERNIA, NELL'ANNO 1780.


In Isernia Città Sannitica, oggi della Provincia del Contado di Molise, ogni Anno li 27 settembre vi è una Fiera della classe delle perdonanze (così dette negl’Abruzzi li gran mercati, e fiere non di lista). Questa fiera si fa sopra d’una Collinetta, che stà in mezzo a due fiumi; distante mezzo miglio da Isernia, dove nella parte più elevata vi è un’antica Chiesa con un vestibulo, architettura de’ bassi tempi, e che si dice esser stata Chiesa, e Monistero de P.P. Benedettini, quando erano poveri? La Chiesa è dedicata ai Santi Cosmo, e Damiano, ed è Grancia del Reverendissimo Capitolo. La Fiera è di 50 baracche a fabrica, ed i Canonici affittano le baracche, alcune 10, altre 15, al più 20, carlini l’una; affittano ancora per tre giorni l’osteria fatta di fabbrica docati 20 ed i comestibili sono benedetti. Vi è un Eremita della stessa umanità del fù F. Gland guardiano del Monte Vesuvio, cittato con rispetto dall’Ab. Richard. La fiera dura tre giorni. Il Maestro di fiera è il Capitolo, ma commette al Governatore Regio; e questo alza bandiera con l’impresa della Città, che è la stessa impresa de P.P. Celestini. Si fa una Processione con le Reliquie dei Santi, ed esce dalla Cattedrale, e va alla Chiesa suddetta; ma è poco devota. Il giorno della festa, sì per la Città, come nella collinetta vi è un gran concorso d’Abitatori del Motese, Mainarde, ed altri Monti vicini, che la stranezza delli vestimenti delle Donne, sembra, a chi non ha gl’occhi avvezzi a vederle, il più bel ridotto di mascherate. Le Donne della Terra del Gallo sono vere figlie dell’Ordine Serafico Cappuccino, vestendo come li Zoccolanti in materia, e forma. Puelle di Scanno Sembrano Greche di Scio. Puelle di Carovilli Armene. Puelle delle Pesche, e Carpinone tengono sul capo alcuni panni rossi con ricamo di filo bianco, disegno sul gusto Etrusco che a pochi passi sembra merletto d’Inghilterra. Vi è fra queste donne vera bellezza, e diversità grande nel vestire, anche fra due popolazioni vicinissime, ed un attaccamento particolare di certe popolazioni ad un colore, ed altre ad altro. L’abito è distinto nelle Zitelle, Maritate, Vedove, e Donne di piacere.

Nella fiera, ed in Città vi sono molti divoti, che vendono membri virili di cera di diverse forme, e di tutte le grandezze, fino ad un palmo; e mischiate vi sono ancora gambe, braccia e faccie; ma poche sono queste. Quei li vendono tengono un cesto, ed un piatto; li membri rotti sono nel cesto, ed il piatto serve per raccogliere il danaro d’elemosina. Gridano S. Cosmo e Damiano. Chi è sprattico domanda, quanto un vale? Rispondono più ci metti, più meriti. Avanti la Chiesa nel vestibolo del Tempio vi sono due tavole, ciascuna con sedia, dove presiede un Canonico, e suol’essere uno il Primicerio, e l’altro Arciprete: grida uno qui si ricevono le Messe, e Litanie: l’altro, qui si ricevono li voti; sopra delle tavole in ogn’una vi è un bacile, che serve per raccogliere li membri di cera, che mai si presentano soli ma con denaro, come si è pratticato sempre in tutte le presentazioni di membri, ad eccezione di quelli dell’Isola di Ottaiti. Questa divozione è tutta quasi delle Donne, e sono pochissimi quelli, o quelle che presentano gambe, e braccia, mentre tutta la gran festa s’aggira a profitto de membri della generazione. Io ho inteso dire ad una donna. Santo Cosimo benedetto, così lo voglio. Altre dicevano, Santo Cosimo a te mi raccomando: altre, Santo Cosimo ti ringrazio; e questo è quello osservai, e si prattica nel vestibulo, baciando ogn’una il voto che presente.

Dentro la chiesa nell’altare maggiore un Canonico fa le sante unzioni con l’olio di S. Cosimo. La ricetta di quest’olio è la stessa del Rituale Romano, con l’aggiunta dell’orazione delli S. S. Martiri Cosimo, e Damiano. Si presentano all’Altare gl’Infermi d’ogni male, snudano la parte offesa, anche l’originale della copia di cera, ed il Canonico ungendoli dice, Per intercessionem beati Cosmi, liberet te ab omni malo. Amen.

Finisce la festa con dividersi li Canonici la cera, ed il denaro, e con ritornar gravide molte Donne sterili maritate, a profitto della popolazione delle Provincie; e spesso la grazia s’estende senza meraviglia, alle Zitelle, e Vedove, che per due notti hanno dormito, alcune nella Chiesa de’ P.P. Zoccolanti, ed altre delli Cappuccini, non essendoci in Isernia Case locande per alloggiare tutto il numero di gente, che concorre: onde li Frati, ajutando ai Preti, danno le Chiese alle Donne, ed i Portici agl’Uomini; e così divisi, succedendo gravidanze, non deve dubitarsi che sia opera tutta miracolosa, e di divozione.


NOTA I. L’olio non solo serve per l’unzione che fà il Canonico, ma anche si dispensa in picciolissime caraffine, e serve per ungersi li lombi a chi ha male a questa parte. In quest’anno 1780 si sono date par divozione 1400 carafine, e si è consumato mezzo Stajo d’olio. Chi prende una caraffina dà l’elemosina.


NOTA II. Li Canonici che siedono nel Vestibulo prendono denaro d’Elemosina per Messe, e per Litanie. Le Messe a grana 15 e le Litanie a grana 5.


NOTA III. Li forestieri alloggiano non solo frà li Cappuccini e Zoccolanti, ma anche nell’Eremo di S. Cosmo. Le donne che dormono nelle chiese de’ P.P. Sudetti sono guardate dalli Guardiani, Vicarj e Padri più di merito, e quelli dell’Eremo sono in cura dell’Eremita, divise anche dai Proprj Mariti, e si fanno spesso miracoli senza incomodo delli santi.


Se non le gusta, quando l’avrà letta / Tornerà bene farne una baldoria: / Che le daranno almen qualche diletto / Le Monachine quando vanno a letto.


* * *

a seguire: alcune pagine ed illustrazioni estrapolate dal libro


Vero o falso? La discovery di Hamilton è stata ritenuta attendibile da quasi tutti, in ogni epoca. Essa, però, se analizzata dettagliatamente, fa nascere varie perplessità. Molte circostanze, infatti, sembrano “non quadrare”. Innanzi tutto, va osservato che Hamilton non vide mai i riti fallici di cui parla, poiché ne venne a conoscenza solo nel 1781, ma l’anno precedente, secondo quanto da egli stesso riferito, le autorità locali li avevano vietati [e si sottolinea che, per quanto conosciuto, non esistono fonti precedenti che parlano di tale usanza].

Pertanto, descrisse una cerimonia di cui, in effetti, ignorava pressoché tutto. In realtà, la paternità della scoperta non fu propriamente dell’antiquary inglese, poiché egli ammise di aver appreso la “particolarità” della festa da un anonimo «individuo d’educazione liberale» [le fonti anonime sono sospette]. Ed è anonima la lettera italiana, datata 1780, che Hamilton portò a “prova scritta” dei culti priapici. Nel documento sopra riprodotto si citano anche i rituali fallici di Tahiti scoperti in seguito ai viaggi del Capitano Cook; riti che divennero noti in Italia solo nel 1784, ovvero ben 4 anni dopo la data della lettera. Come poteva conoscerli l’anonimo estensore dell’epistola? Qui “Hamilton ci cova”, perché egli li conosceva da tempo. Infatti, gliene aveva parlato un suo amico che aveva partecipato a quei viaggi.

Anche sugli ex-voto “osceni” in uso ad Isernia occorre muovere un rilievo. Essi non furono subito inviati da Hamilton a Londra, ma solo nel 1784. In tutto quel tempo egli avrebbe potuto farli costruire appositamente. Meritano un accenno anche altre asserzioni contenute nella lettera anonima del 1780, che fu la più “autorevole” fonte di Hamilton. Vi si allude ad unioni carnali tra il clero e le donne che, durante la festa, pernottavano nelle chiese di Isernia.

Francamente appare cosa poco verosimile, più un pettegolezzo che non un serio dato scientifico. Nella lettera, si legge pure che li canonici ungevano con l’olio santo i genitali malati dei pellegrini accorsi presso la chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Può essere che sia accaduto. Ma ve li immaginate voi quei preti ungere e benedire le parti intime di poveri e sporchi contadini del Settecento?

Ci si può fermare qui, benché altre considerazioni potrebbero farsi. Da ultimo, è certo che la festa di Isernia non aveva la valenza che Hamilton volle attribuirgli. Giambattista Masciotta, giustamente, affermò che nell’atteggiamento del britannico «vi era della esagerazione» poiché il culto isernino era un fatto «in sé spiegabilissimo». Infatti, in varie feste del Meridione d’Italia, gli ex voto a forma fallica erano offerti con la stessa devozione di quelli modellati a forma di altre parti del corpo (braccia, gambe, occhi, cuore, ecc.). Fu Hamilton che dette una interpretazione distorta e limitativa della religiosità popolare che ogni anno, a Isernia, i fedeli del Molise e delle regioni vicine esprimevano verso i Santi Medici.


immagini antiche della Festa dei Santi Cosma e Damiano:


foto attuali della Festa dei Santi Cosma e Damiano:

le antiche usanze degli oli votivi e degli ex voto donati ai santi 'per grazia ricevuta' si tramandano a Isernia fino ai nostri giorni

Il presbiterio e gli affreschi della Chiesa dei Santi Cosma e Damiano

IL CULTO DI PRIAPO A ISERNIA: CRONOLOGIA DI UNA SCOPERTA


1780. È l’anno in cui, secondo quanto asserito da Hamilton nella sua lettera/relazione del 30 dicembre 1781, un anonimo liberale, impegnato nei lavori di costruzione della strada che transitava nei pressi dell’Eremo dei Ss. Cosma e Damiano di Isernia, era presente alla festa che si svolge a fine settembre e, conoscendo il “gusto per le antichità” dell’antiquary inglese, gli avrebbe comunicato quanto veduto, ovvero i riti fallici, confermati dal Governatore d’Isernia.

– Nel 1780 sarebbe stata redatta anche l’anonima Lettera da Isernia, che contiene la descrizione della festa e che fu la principale fonte di Hamilton.

– Dopo la festa del 1780 il governo borbonico dispone che il Ditone di San Cosma non sia più esposto al pubblico, poiché vicino alla chiesa dei Ss. Cosma e Damiano “è stata aperta la nuova strada, la zona è più frequentata, e si sarebbe notata troppo l’indecenza della cerimonia”.


1781. A luglio, Hamilton scrive a Joseph Banks annunciandogli la scoperta: “I had actually discoverd the cult of Priapus […] at Isernia”.

– Nel mese di settembre, Hamilton – secondo quanto da lui stesso ammesso – avrebbe voluto assistere alla festa. Però non lo fa, essendoci stato il divieto governativo che non permetteva l’uso dei falli di cera. Così darà una descrizione di ‘seconda mano’ della cerimonia, usando un documento epistolare e le testimonianze del Governatore di Isernia (che aveva incontrato Hamilton nel febbraio 1781) e del già citato anonimo liberale.

– Il 30 dicembre, da Napoli, Hamilton invia a Joseph Banks la famosa lettera/relazione in cui descrive “la festa dell’odierno Priapo, San Cosma” di Isernia. Nella missiva dice di aver già trasmesso al British Museum gli amuleti napoletani contro il malocchio, ma che ora ne ha trovati di esplicitamente priapici (i falli di cera, però, li manderà a Londra solo nel 1784).


1782. Hamilton scrive in Inghilterra ammettendo che ancora non gli è riuscito di mandare al Museo Britannico i falli di cera, ed allega un disegno che riproduce gli ex voto trovati a Isernia “representing the great toe of S.t Cosmo”.


1784. Nel mese di giugno, 5 falli di cera, insieme ad una lettera del Governatore di Isernia, vengono depositati da Hamilton presso il British Museum. Vari decenni dopo (non prima del 1865), per la loro natura ‘oscena’, i reperti sono inseriti nel catalogo Secretum, schedati coi contrassegni M.560, M.561, M.562, M.563, M.564.


1786. Viene pubblicato a Londra, “by Richard Payne Knight”, il volume "An account of the remains of the worship of Priapus lately existing at Isernia, in the Kingdom of Naples".


1790. A settembre, giunge ad Isernia Richard Colt Hoare, accompagnato da due amici artisti che avrebbero dovuto documentare graficamente gli ex voto priapici di San Cosma. Hoare, purtroppo, dovette constatare che durante la festa non venivano più presentati falli di cera. Poi, però, poté recuperare almeno un esemplare di tali oggetti (a Isernia o da qualche altra parte?).

 

[i] Richard Payne Knight (11 febbraio 1751 - 23 aprile 1824) di Downton Castle nell'Herefordshire, e di Soho Square, Londra, Inghilterra, era uno studioso classico, conoscitore, archeologo e numismatico meglio conosciuto per le sue teorie sulla bellezza pittoresca e per il suo interesse per le antiche immagini falliche. E’ stato membro del Parlamento per Leominster (1780–84) e per Ludlow (1784–1806). (fonte Wikipedia) [ii] Sir William Douglas Hamilton (Henley-on-Thames, 13 dicembre 1730 – Londra, 6 aprile 1803) è stato un archeologo, diplomatico, antiquario e vulcanologo britannico. Figlio di Lord Archibald (ultimogenito di William Douglas, duca di Hamilton e di Anne Hamilton, III duchessa di Hamilton), governatore della Giamaica, servì sotto le armi dal 1747, andandosene dopo il matrimonio con Catherine Barlow, figlia di Hugh Barlow, celebrato il 25 gennaio 1758. Ambasciatore inglese presso la corte di Napoli dal 1764 al 1800, rimase vedovo il 25 agosto del 1782. In questo periodo studiò le attività vulcaniche e i terremoti, scrisse un libro su Pompei, acquistò il ricco museo del conte di Pianura Francesco Grassi e raccolse una notevole collezione di vasi antichi, parte trasferita nel 1772 al British Museum. (fonte Wikipedia)


 

Redattori:

Mauro Gioielli, giornalista, scrittore, demologo;

Pino Manocchio, fotogiornalista;

Luciano Cristicini, fotografo e conservatore dell'Archivio Cristicini (dichiarato "di interesse storico" dal MiBACT - Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo)


Tutti gli autori sono impegnati in diverse attività di divulgazione e promozione del territorio molisano in genere e della provincia di Isernia in particolare.



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